Tutte a me dicono qualcosa di importante, di decisivo a volte, e sono perciò, per me: bellissime. Per non dimenticare tutta la bellezza che abita i libri. Per ora sono un po’ più di una settantina (l’anno di pubblicazione indicato è generalmente quello dell’ultima edizione del libro).
L’ultimo aggiornamento è del 7 novembre 2024. Però nuove e vecchie sono mescolate… bisogna cercare.
“La persona che ami è fatta per il 72,8% d’acqua, e non piove da settimane”.
Johan Harstad, “Che ne è stato di te, Buzz Aldrin?”, Iperborea, 2008
“Ci guadagno, disse la volpe, il colore del grano”.
Antoine de Saint-Exupéry “Il Piccolo Principe”, Bompiani, 2014
“Che cosa importa? Tutto è grazia”.
Georges Bernanos, “Diario di un curato di campagna”, Mondadori, 2017
“Continua a stupirmi quanto sia facile ferire le persone, e quanto difficile sia aiutarle”.
William T. Vollmann, “Afghanistan Picture Show”, Minimum Fax, 2020
“In questo catalogo, magari senza una specifica informazione su di loro, si trovano tutti quelli che sono stati abbandonati una volta e adesso, e tutti quelli che lo saranno in futuro. Raccogliamoli pure (…) in questa locanda di parole (…) e lasciamoli nelle mani di coloro che, sfogliando queste pagine, sapranno accarezzare le loro spalle e le loro teste spaventate. Quanti dei lettori di queste righe non si sono sentiti almeno una volta abbandonati? Quanti confesseranno che almeno una volta sono stati chiusi per punizione a chiave in una stanza, uno sgabuzzino o una cantina? E quanti avranno il coraggio di dire che non hanno mai chiuso a chiave nessuno?”.
Georgi Gospodinov, “Fisica della malinconia”, Voland, 2013
“Siamo attratti, temo, da ciò che ci abbandona, o promette di abbandonarci”.
J.R. Moehringer, “Il bar delle grandi speranze”, Pickwick-Piemme, 2007
“Lo sanno tutti che qualche volta l’amore è testardo”.
Romain Gary, “L’angoscia del Re Salomone”, Giuntina, 2008
“Lo capisci tu cosa significa dare qualcosa? Quando tu hai qualcosa, questa può esserti presa. Ma quando tu la dai, ecco, l’hai data. Nessun ladro te la può più rubare e solo allora è tua per sempre, quando l’hai data. Sarà tua per sempre. Ecco cosa significa dare”.
James Joyce, “Esuli”, Editori Riuniti, 2012
“Amare può essere assurdità, ma è luce”.
Giuseppe Ungaretti, “Lettere a Bruna”, Mondadori, 2017
“Ho dimenticato di dirvi che Madame Rosa teneva sotto il letto un grande ritratto del signor Hitler, e quando si sentiva infelice e non sapeva più a che santo votarsi tirava fuori il suo ritratto, lo guardava, e si sentiva subito meglio. Dal momento che era morto, era pur sempre una grossa preoccupazione in meno”.
Romain Gary, “La vita davanti a sé”, Neri Pozza, 2014
“Le foglie!”. / “Sì, son di un bel colore biondo veneziano, / guardatele cadere”. / “Come cadono piano, e bene! / E come porre, vedete, ognuna sa, / nel suo breve viaggio un’ultima beltà. / E malgrado il terrore d’imputridire al suolo, / vuol che nella caduta sia la grazia d’un volo”.
Edmond Rostand, “Cyrano de Bergerac”, BUR, 2009
“Quando si vuol bene a una persona le si vuol bene com’è, e non come si vorrebbe che fosse”.
Lev Nikolàevič Tolstòj, “Anna Karenina”, Garzanti, 2007
“Non v’è che un mezzo. Guardi dentro di sé. Si interroghi sul motivo che le intima di scrivere; verifichi se esso protenda le radici nel punto più profondo del suo cuore; (…) questo soprattutto si domandi, nell’ora più quieta della sua notte: devo scrivere? Frughi dentro di sé alla ricerca di una profonda risposta (…) E se da questo immergersi nel proprio mondo sorgono versi, allora non le verrà in mente di chiedere a qualcuno se siano buoni versi”.
Rainer Maria Rilke, “Lettere a un giovane poeta”, Mattioli 1885, 2012
“Si fanno tanti discorsi, su cosa sia ‘casa’. Uno stato d’animo, le persone che s’incontrano, roba del genere. Per me erano solenni stronzate. Roba da cosmopoliti con lo zaino in spalla, che parlano con la bocca piena di terra, piena di carne. Che vanno in giro a masticare il mondo”.
Siri Ranva Hjelm Jacobsen, “Isola”, Iperborea, 2018
“E poi bisogna, anzitutto, amare l’inaspettato. Un giorno, un viso si affaccerà a una porta, un libro cadrà sotto la sua mano, ascolterà la parola di uno sconosciuto, e la sua vita troverà d’un tratto la sua ragione. Ogni grande esistenza nasce dall’incontro col caso”.
Gilbert Cesbron, “È mezzanotte, dottor Schweitzer”, BUR, 2005
“Il cielo almeno non possono dividerlo – disse Manfred beffardo. Il cielo? – rispose Rita, Tutta questa cupola di speranza e di anelito, e di amore e di tristezza? Oh sì, invece, disse lei piano. Il cielo è sempre il primo ad essere diviso”.
Christa Wolf, “Il cielo diviso”, Tascabili E/O, 2012
“Il mondo spezza tutti quanti: molti, anche se a pezzi, si rivelano forti. Ma quelli che non spezza, il mondo li uccide”.
Ernest Hemingway, “Addio alle armi”, Oscar Mondadori, 2016
“Tornami a mente il dì che la battaglia
D’amor sentii la prima volta, e dissi:
Oimè, se quest’è amor, com’ei travaglia!”.
Giacomo Leopardi, “Canti”, Einaudi, 2016 (Il primo amore)
“In questo caso, cito un celebre poeta russo mai esistito, Koz’ma Prutkov, che afferma: Nessuno abbraccia l’inabbracciabile”.
Roman Jakobson, “Russia, follia, poesia”, Guida Editori, 1989
“La scrittura è un rito religioso: è un ordine, una riforma, una rieducazione al riamore per gli altri e per il mondo come sono e come potrebbero essere. Una creazione che non svanisce come una giornata alla macchina da scrivere o in cattedra. La scrittura resta: va sola per il mondo. Tutti la leggono, vi reagiscono come si reagisce a una persona, a una filosofia, a una religione, a un fiore: può piacergli o meno. Può aiutarli o meno”.
Sylvia Plath, “Diari”, Adelphi, 1998
“Nessuno poteva dirsi un esperto, eravamo tutti degli appassionati, perché si può essere esperti di tante cose, di cinema, di meccanica, di elettronica, di statistica, di raccolta differenziata, di agricoltura, di calcio, di pallacanestro, di sport estremi, di pattinaggio in linea, di tutto, tranne forse che di letteratura perché i grandi scrittori, i grandi libri, sono, forse, come diceva quel grande poeta russo mai esistito, Koz’ma Prutkov, inabbracciabili”.
Paolo Nori, “I russi sono matti”, UTET, 2020
“L’Imperatore stremato era andato a sedersi sulla ghiaia, a contemplare le torbide acque del Golfo persico. Si era ancora all’epoca in cui non dubitava della vittoria; eppure, per la prima volta, fu sopraffatto dall’immensità del mondo, dal terrore della vecchiaia, da quello dei limiti che ci rinserrano tutti. Grosse lacrime rigarono il volto di quell’uomo che si credeva incapace di piangere (…) Tutte le volte che il destino mi ha detto no, ho compreso che ben pochi realizzano sé stessi prima di morire: e ho giudicato con maggior pietà le loro opere interrotte”.
Marguerite Yourcenar, “Memorie di Adriano”, Einaudi, 2012
“Tiene la sua fragile testa ritta contro il vento fortissimo, con il becco all’ingiù, le ali ripiegate strette ai fianchi e la coda puntata verso l’alto; e il vento, non riuscendo a fare presa, si apre. Persino nelle più violente bufere lo Zigolo non si muove. Se ne sta lì, pacifico, come se non gli tremasse neppure una piuma”.
Halldór Laxness, “Sotto il ghiacciaio”, Iperborea, 2011
“E mi chiedevo chi fosse costei che si levava davanti a me come l’aurora, bella come la luna, fulgida come il sole, terribile come un esercito schierato in battaglia”.
Umberto Eco, “Il nome della rosa”, Bompiani, 2018
“Il vero coraggio, tu credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. Ma aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare egualmente, e arrivare sino in fondo qualsiasi cosa succeda”.
Nelle Harper Lee, “Il buio oltre la siepe”, Feltrinelli, 2017
“I morti da poco sono più vicini a noi, e appunto per questo gli vogliamo più bene. Gli etruschi, vedi, è così tanto tempo che sono morti che è come se non siano mai vissuti, come se siano sempre stati morti”. “Però adesso che dici così – proferì dolcemente Giannina – mi fai pensare che anche gli etruschi sono vissuti, invece, e voglio bene anche a loro come a tutti gli altri”.
Giorgio Bassani, “Il giardino dei Finzi-Contini”, Feltrinelli, 2012
“Ogni parola ha delle conseguenze. E ogni silenzio, anche”.
Jean-Paul Sartre, “La nausea”, Einaudi, 2014
“Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io – disse il Cappellaio – non parleresti di lui così, senza riguardo”.
Lewis Carroll, “Alice nel paese delle meraviglie”, Gribaudo, 2015
“M’è appena venuta in mente una cosa. Ma tu ce l’hai un’idea di che cos’è una cattedrale? Cioè, di che aspetto hanno? Capisci? Se qualcuno ti dice cattedrale, hai un’idea di che cosa sta parlando?”.
Raymond Carver, “Cattedrale”, Einaudi, 2014
“Amare è in ogni caso essere vulnerabili. Ama qualcosa e il tuo cuore certamente ne sarà diviso e spezzato. Se vuoi essere sicuro di mantenerlo intatto, non darlo a nessuno, neppure a un animale. Avvolgilo attentamente in hobby e piccoli lussi; evita ogni coinvolgimento amoroso; chiudilo al sicuro nell’urna (o nella bara) del tuo egoismo. Ma sappi che nell’urna – sicura, oscura, immobile, senza aria – il tuo cuore cambierà. Non si romperà; diventerà infrangibile, impenetrabile, irrimediabile. L’unico luogo, a parte il cielo, dove il tuo cuore potrebbe essere perfettamente salvo da tutti i pericoli e le perturbazioni dell’amore, è l’inferno”.
Clive Staples Lewis, “I quattro amori”, Jaca Book, 2015
“Esiste una carità ragionevole (…) ma non esiste un amore ragionevole, se si vivesse con la testa e basta sarebbe impossibile incontrare l’amore, come del resto sta scritto da qualche parte”.
Auður Ava Ólafsdóttir, “Rosa candida”, Einaudi, 2012
“Devi fare tutto quello che ti spaventa. Tutto. Non parlo di cose che mettono a rischio la tua vita, ma tutto il resto. Pensa alla paura, decidi subito come affronterai la paura, perché la paura sarà il problema più importante della tua vita, te l’assicuro. La paura sarà il motore di ogni tuo successo, la radice di tutti i tuoi fallimenti, e il dilemma di tutte le storie che ti racconterai su te stesso. E qual è l’unica possibilità che hai di battere la paura? Seguirla. Andarle dietro. Non considerare la paura come il cattivo della storia. Pensala come la tua guida, il tuo pioniere”.
J.R. Moehringer, “Il bar delle grandi speranze”, Pickwick-Piemme, 2007
“Ebbene, qui occorre spiegarsi: se i preti si sentono offesi per via di don Camillo, padronissimi dì rompermi un candelotto in testa; se i comunisti si sentono offesi per via di Peppone, padronissimi di rompermi una stanga sulla schiena. Ma se qualcun altro si sente offeso per via dei discorsi del Cristo, allora niente da fare: quella è roba mia personale, affari interni miei. Quindi: ognuno per sé e Dio per tutti”.
Giovannino Guareschi “Mondo piccolo, don Camillo”, Rizzoli 2001
“Era stato il primo vero bacio anche per lui, e Bobby mai avrebbe scordato la sensazione delle labbra di lei premute sulle sue, asciutte e levigate e tiepide di sole. Era il bacio con il quale sarebbero stati confrontati tutti gli altri della sua vita per risultare puntualmente inferiori”.
Stephen King, “Cuori in Atlantide”, Sperling & Kupfer, 2016
“Quando penso che un uomo solo, ridotto alle proprie semplici risorse fisiche e morali, è bastato a far uscire dal deserto quel paese di Canaan, trovo che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirevole”.
Jean Giono, “L’uomo che piantava gli alberi”, Salani, 2016
“Una risposta, fin troppo facile, è che Dio sembra assente nel momento del nostro maggior bisogno appunto perché non esiste. Ma allora perché sembra così presente quando noi, per dirla con franchezza, non Lo cerchiamo?”.
Clive Staples Lewis, “Diario di un dolore”, Adelphi, 1990
“Ma l’errore comune era sempre credere che tutto si potesse trasformare in poesia e parole. Ne conseguì un disgusto di poesia e parole, così forte che incluse anche la vera poesia e le vere parole, per cui alla fine ognuno tacque, impietrito di noia e di nausea”.
Natalia Ginzburg, “Lessico famigliare”, Einaudi, 2014
“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo modo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”.
Italo Calvino, “Le città invisibili”. Mondadori, 2016
“Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche. Il mondo era così recente, che molte cose erano prive di nome, e per citarle bisognava indicarle col dito”.
Gabriel García Márquez, “Cent’anni di solitudine”, Mondadori, 2017
“L’ombra avvolge i monti viola e neri che stringono d’ognintorno l’orizzonte. Brillano le prime stelle, scintillano di là dall’Agri i lumi di Sant’Arcangelo, e più lontano, appena visibili, quelli di qualche altro paese ignoto, Noepoli forse, o Senise. La strada è stretta, sulle porte stanno seduti i contadini, nel buio che sale”.
Carlo Levi, “Cristo si è fermato a Eboli”, Einaudi, 2014
“Il silenzio, il rifiuto assoluto di parlare, soprattutto riguardo ai morti, è un vuoto che prima o poi la vita finisce col riempire di verità per conto suo”.
Ralf Rothmann, “Morire in primavera”, Neri Pozza, 2016
“Le libertà non vengono date. Si prendono”.
Elsa Morante, “La storia”, Einaudi, 2005
“Per la prima volta mi sono accorta che forse mi ero svenduta e che forse l’ho fatto perché pensavo che una come me aveva poco da pretendere (…) vi sembrerà magari impossibile che una vecchia bisbetica come me creda nell’amore, ma la verità è che è praticamente l’unica cosa in cui credo sul serio”.
Stephen King, “Dolores Claiborne”, Sperling & Kupfer, 2014
“Fuori, lo splendore della luna spandeva su tutta l’isola striature e chiazze blu, nero e argento. In lontananza, tra i cupi cipressi, i gufi si gettavano l’un l’altro sereni richiami. Il cielo era nero e morbido come la pelle di talpa, cosparso di una delicata rugiada di stelle”.
Gerald Durrell, “La mia famiglia e altri animali”, Adelphi, 1997
“Le sembra che dietro di lei ci sia un libro che si scrive da solo, semplicemente vivendo, ma non c’è niente”.
Annie Ernaux, “Gli anni”, L’orma, 2015
“Ignorerò per sempre come passava le giornate, dove si nascondeva, in compagnia di chi si trovava durante l’inverno della sua prima fuga e nelle poche settimane di quella primavera in cui scappò di nuovo. È il suo segreto. Povero e prezioso segreto che i carnefici, le ordinanze, le autorità cosiddette d’occupazione, il Deposito, le caserme, i campi, la Storia, il tempo – vale a dire tutto ciò che insozza e distrugge – non sono riusciti a rubarle”.
Patrick Modiano, “Dora Bruder”, Guanda, 2004
“Con un lampo di luce il sole colpì la finestra, incontrò il lucido samovar di latta e lo accese a farne uno specchio curvo”.
Joseph Roth, “Giobbe, romanzo di un uomo semplice”, Adelphi, 1992
“Anche l’amore distrugge. Tutto ciò che era bello, tutto ciò che era vero, finiva”.
Virginia Woolf, “La signora Dalloway”, Einaudi, 2014
“E si chiese perché sono stati creati uccelli delicati e fini come queste rondini di mare se l’oceano può essere tanto crudele”.
Ernest Hemingway, “Il vecchio e il mare”, Oscar Mondadori, 2016
“Continuano a domandarmi se quando tornerò a scuola a settembre mi metterò a studiare. È una domanda così stupida, secondo me. Voglio dire, come fate a sapere quello che farete finché non lo fate? La risposta è che non lo sapete. Credo di sì, ma come faccio a saperlo?”.
Jerome David Salinger, “Il giovane Holden”, Einaudi, 2008
“Durante gli inverni a Crum le giornate erano lunghe, noiose e fredde. Durante le estati le giornate erano lunghe, noiose e calde. A Crum, solo la temperatura cambiava”.
Lee Maynard, “Lontano da Crum”, Mattioli 1885, 2018
“Avere ucciso un Hell’s Angel fa di lui un uomo morto in qualsiasi carcere della California. Quindi, nel suo caso, condanna a vita senza speranza di libertà vigilata significa in realtà condanna a vita senza speranza di vita”.
Don Winslow, “Morte e vita di Bobby Z”, Einaudi, 2013
“L’uomo non deve lasciarsi sconfiggere anche quando la sconfitta si percepisce tutto intorno. Gli scrittori di oggi, persino io, hanno la tendenza a celebrare la distruzione dello spirito, e Dio solo sa quanto di frequente esso venga distrutto. Tuttavia, è fondamentale ripetere che talvolta quella distruzione non avviene, e che il dovere di uno scrittore è quello di allargare gli spazi, elevare, incoraggiare. Se la parola scritta ha contribuito in qualche modo allo sviluppo della nostra specie e alla nostra cultura semi-sviluppata, quel modo è questo: che una grande opera può dirsi tale se viene offerta come un bastone cui ci si può appoggiare e una madre cui ci si può affidare, come una forma di saggezza che corregga i passi falsi mossi per stupidità, una forza che ci faccia tener duro quando ci scopriamo deboli e un coraggio cui poter ricorrere quando si ha paura. Peraltro, non saprei proprio dire come si possa affrontare la realtà con un atteggiamento negativo o disperato, e poi chiamare tutto questo “Letteratura”. È ben vero che siamo fragili, brutti, meschini e litigiosi, ma se ciò che siamo fosse tutto qui saremmo scomparsi dalla faccia della terra ormai da millenni, e in quel caso l’unico segno lasciato dalla nostra specie sarebbero ossa fossilizzate e qualche dente sepolto”.
John Steinbeck, “Journal of a Novel: The East of Eden Letters”, Viking Press, 1969
—Opera non tradotta in italiano. Testo originale: “This man must not be defeated even though he may feel defeat all around him (…). The writers of today, even I, have a tendency to celebrate the destruction of the spirit and god knows it is destroyed often enough. But the beacon thing is that sometimes it is not (…). It is the duty of the writer to lift up, to extend, to encourage. If the written word has contributed anything at all to our developing species and our half developed culture, it is this: Great writing has been a staff to lean on, a mother to consult, a wisdom to pick up stumbling folly, a strength in weakness and a courage to support sick cowardice. And how any negative or despairing approach can pretend to be literature I do not know. It is true that we are weak and sick and ugly and quarrelsome but if that is all we ever were, we would millenniums ago have disappeared from the face of the earth, and a few remnants of fossilized jaw bones, a few teeth in strata of limestone would be the only mark our species would have left on the earth”.
“Se ogni foglia scrivesse la sua storia, se quest’albero scrivesse la sua, allora diremmo: eh sì, la storia… Ma vostro nonno ha scritto la sua storia? E vostro padre? E il mio? E i nostri avoli e trisavoli? No, sono discesi a marcire nella terra né più e né meno che come foglie, senza lasciare storia (…) La storia! E mio padre? E vostro padre? E il gorgoglio delle loro viscere vuote? E la voce della loro fame? Credete che si sentirà nella storia? Che ci sarà uno storico che avrà orecchio abbastanza fine da sentirlo?”.
Leonardo Sciascia, “Il Consiglio d’Egitto”, Adelphi, 2009
“Hai mai notato che quando qualcuno dice che gli dispiace dire qualcosa, in realtà non vede l’ora di dirla?”.
Alice Munro, “Troppa felicità”, Einaudi, 2011
“Se siete nati in un Paese e in un’epoca in cui non solo nessuno viene a uccidervi la moglie e i figli, ma nessuno viene nemmeno a chiedervi di uccidere la moglie e i figli degli altri, ringraziate Dio e andate in pace. Ma tenete sempre a mente questa considerazione: forse avete solo avuto più fortuna di me”.
Jonathan Littell, “Le Benevole”, Einaudi, 2007
“E dentro di me capisco che questa è la dolcezza dell’amore: che le ore diventano anni”.
Albrecht Goes, “Notte inquieta”, Marcos y Marcos, 2018
“Come fai a spaventare un uomo quando quella che lo tormenta non è fame nella sua pancia ma fame nella pancia dei suoi figli? Non puoi spaventarlo: conosce già una paura peggiore di tutte le altre”.
John Steinbeck, “Furore”, Bompiani, 2013
“Ogni mattina spazzo via dal balcone le foglie morte e ogni mattina ne trovo delle nuove”
Amos Oz, “Michael mio”, Feltrinelli, 2020
“Quando hai cinque anni e ti fai male, lo fai sapere a tutto il mondo. A dieci ti limiti a piagnucolare. Ora che arrivi a quindici hai già cominciato a mangiare le mele avvelenate che crescono sul tuo interiore albero del dolore”.
Stephen King, “Ossessione” (fuori catalogo)
“O grande e barbuto Marx, che ti hanno fatto? In quale loro prigione dovresti oggi marcire?”
Martin Amis, “Koba il terribile”, Einaudi, 2003
“Siamo là dove il tempo si arresta, e lascia traiettorie in sospeso. Come una griglia, come ciò che chiamiamo ‘ironia della sorte’. E ci spia, ed è la più infida maschera dell’eternità”.
Marc Petit, “L’équation de Kolmogoroff”, Gallimard, 2005
—Opera non tradotta in italiano. Testo originale: “Nous sommes là où le temps s’arrête et laisse les trajectoires inachevées. Comme une grille, comme ce que nous appelons ‘l’ironie du destin’. Et il nous espionne, et c’est le masque le plus perfide de l’éternité”.
“Stella, mia unica stella, / Nella povertà della notte, sola, / Per me, solo, rifulgi, / Nella mia solitudine rifulgi; / Ma, per me, stella / Che mai non finirai d’illuminare, / Un tempo ti è concesso troppo breve, / Mi elargisci una luce / Che la disperazione in me / Non fa che acuire”.
Giuseppe Ungaretti, “Mia luce cara”, in “Ungaretti, tutte le poesie”, Mondadori, 2009
“L’amore è mancanza”.
Platone, “Simposio”, Einaudi, 2014
“La prosa non è fatta per essere letta ad alta voce, ma a sé stessi da soli di notte, e non è veloce come la poesia ma piuttosto una rete di insinuazioni che vanno al di là di quanto i nomi, per quanto condivisi, possano mai andare. Dovrebbe creare una diretta intimità tra estranei che non hanno alcuna idea di ciò che entrambi possono aver conosciuto. Dovrebbe lentamente far leva sui sentimenti inespressi; dovrebbe, in definitiva, tirar fuori lacrime dalla pietra”.
Henry Green, “Pack My Bag: A Self-Portrait”, New Directions Publishing Corporation, 2004
—Opera non tradotta in italiano. Testo originale: “Prose is not to be read aloud but to oneself alone at night, and it is not quick as poetry but rather a gathering web of insinuations that go beyond what names, however shared, can ever go. Prose should be a long intimacy between strangers with no direct appeal to what both may have known. It should slowly appeal to feelings unexpressed, it should in the end draw tears out of the stone”.
“Un romanzo è l’esperienza sensoriale di un altro mondo. Se non entrate in quel mondo, se non trattenete il respiro insieme ai personaggi, se non vi lasciate coinvolgere nel loro destino, non arriverete mai a identificarvi con loro, non arriverete mai al cuore del libro. È così che si legge un romanzo: come fosse qualcosa da inalare, da tenere nei polmoni. Dunque, cominciate a respirare”.
Azar Nafisi, “Leggere Lolita a Teheran”, Adelphi, 2004
“Nessun libro finisce; i libri non sono lunghi, sono larghi. La pagina, come rivela anche la sua forma, non è che una porta alla sottostante presenza del libro, o piuttosto ad altra porta, che porta ad altra. Finire un libro significa aprire l’ultima porta, affinché non si chiuda più né questa né quelle che abbiamo finora aperte per varcarne la soglia, e tutte quelle che infinitamente si sono aperte, continuano ad aprirsi, e si apriranno in un infinito brusio di cardini”.
Giorgio Manganelli, “Pinocchio, un libro parallelo”, Adelphi, 2002
“La gente pensa sempre che se riesce a dimostrare di aver ragione l’altro cambierà idea, ma non è mai così”.
Peter Cameron, “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, Adelphi, 2007
“Prima di addormentarmi penso che di giornate come questa è fatta la vita. Punti che alla fine, se abbiamo avuto fortuna, sono congiunti da una linea. Ma penso anche che possono disgregarsi in un accumulo insensato di tempo passato, e che solo un costante, fermo sforzo dà senso alle piccole unità di tempo in cui viviamo…”.
Christa Wolf, “Un giorno all’anno”, Edizioni E/O, 2013
“Secondo me, il segreto dello scrittore non sta nell’ispirazione, che arriva da fonti ignote, ma nella sua ostinazione e nella sua pazienza. Scavare un pozzo con un ago”.
Orhan Pamuk, “La valigia di mio padre”, Einaudi, 2007
“Sai cosa mi piacerebbe fare? Mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in un immenso campo di segale. Migliaia di ragazzini, e intorno non c’è nessun altro, nessun grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull’orlo di un dirupo pazzesco. E devo prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere nel dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltar fuori da qualche posto e acchiapparli. Sarei soltanto l’acchiappatore nella segale e via dicendo. So che è una pazzia, ma è l’unica cosa che mi piacerebbe veramente fare”.
Jerome David Salinger, “Il giovane Holden”, Einaudi, 2008
“Quando desideri con tutto il cuore che qualcuno ti ami, dentro ti si radica una follia che toglie ogni senso agli alberi, all’acqua e alla terra. E per te non esiste più nulla, eccetto quell’insistente, profondo, amaro bisogno. Ed è un sentimento comune a tutti, dalla nascita alla morte”.
Denton Welch, “Journals”, Faber & Faber, 2011
—Opera non tradotta in italiano. Testo originale: “When you long with all your heart for someone to love you, a madness grows there that shakes all sense from the trees and the water and the earth. And nothing lives for you, except the long deep bitter want. And this is what everyone feels from birth to death”.
“John era un mio amico, o lo era stato. Magari lui non lo sapeva e non mi considerava un amico, ma per me lo era. E adesso non voleva più vedermi e forse mi odiava. È già difficile trovare simpatico qualcuno, figuriamoci volergli bene: finisci solo per fare un mucchio di sbagli che ti allontanano e basta”.
Peter Cameron, “Un giorno questo dolore ti sarà utile”, Adelphi, 2007
“Un baratro è l’uomo, e il suo cuore è un abisso”.
Salmo 63,7b
“Nessun diritto è riservato:
magari da me si copiasse
tanto quanto dagli altri ho copiato”.
Andrea Zanzotto, “Gli Sguardi i Fatti e Senhal”, Mondadori, 1990
“Preferirei di no”.
Herman Melville, “Bartleby lo scrivano”, Garzanti, 2020